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Fatti per l'impresa

Riforma degli ammortizzatori sociali e universalismo differenziato

Tra numeri e platee, nessuno è escluso. Il precedente impianto era inadeguato ad assicurare tutele a tutti i dipendenti. Fsba aveva già anticipato i tempi

Riforma degli ammortizzatori sociali e universalismo differenziato

Con la legge 234/2021, nota come Legge di Bilancio, è stata introdotta la tanto annunciata riforma degli “ammortizzatori sociali”.

Uno dei tanti effetti “sociali” dirompenti della pandemia è stato quello di far emergere l’inadeguatezza del precedente impianto normativo ad assicurare, a tutti i lavoratori, forme di tutela a fronte della temporanea ed involontaria sospensione dalla prestazione lavorativa per mancanza di lavoro.

Ora, lo scenario che è apparso in questi anni di pandemia in ordine alla materia degli ammortizzatori sociali, hanno evidenziato delle ovvietà che non occorre essere massimi esperti di politiche del lavoro per comprendere. La prima, ben nota a tutti, è l’inadeguatezza del sistema di ammortizzatori sociali che ha operato nel nostro Paese a partire dagli anni Settanta di raggiungere tutte le fasce di lavoratori.

Il D. Lgs 148/2015 novellato prevede l’estensione del FIS (Fondo Integrazione Salariale del terziario) a tutte le imprese del terziario che occupino almeno un addetto. In precedenza, versavano al FIS e, di conseguenza avevano diritto all’assegno ordinario, solo le aziende che avessero occupato nel semestre precedente, almeno 15 addetti. Allo stesso tempo, per quel che riguarda la Casa Integrazione Straordinaria, la riforma ne estende il campo di applicazione a tutte le aziende non coperte dai fondi di solidarietà bilaterale, a tutte le imprese destinatarie della Cassa Integrazione Ordinaria e del FIS, che abbiano occupato nel semestre precedente almeno 15 addetti.

Ne deriva che il settore del terziario, da poco o niente che aveva sino all’avvento del Covid19, ora conta sullo strumento ordinario e quello straordinario con la conseguenza che, il piccolo bar sotto casa, con poche unità di dipendenti, che sino a pochi mesi fa non versava nulla, subisce l’incremento contributivo del FIS pari al 0,50% (sino a cinque dipendenti) o 0,80% (oltre i cinque dipendenti) ai quali aggiungere, qualora raggiunga i 15 addetti, l’ulteriore aumento del contributo CIGS pari allo 0,60%. Nella sfera di applicazione di tutti questi strumenti, rientrano tutte le categorie di apprendistato, anche quelle sinora escluse. Da non trascurare, infine, l’ulteriore appesantimento burocratico che deriva dal rispetto delle procedure di attivazione dell’ammortizzatore, consultazione sindacale e redazione della relazione tecnica, che le piccolissime imprese di questo settore dovranno affrontare al pari delle grandi realtà industriali.

Questo aumento del costo del lavoro, che si aggiunge agli altri scenari relativi al prezzo delle materie prime e risorse energetiche, alimenterà inevitabilmente quel processo di aumento dei prezzi di beni e servizi con conseguenti ripercussioni inflazionistiche su famiglie e cittadini.

Al riguardo, orgogliosamente, preme ricordare come il fondo dell’artigianato FSBA, già all’epoca della sua costituzione, si fece precursore di quanto accade oggi. Il citato D. Lgs. 148/2015, introducendo i fondi di solidarietà bilaterale, prevedeva uno sbarramento generico fissato nel limite dimensionale dei cinque dipendenti.

Nello specifico, stabiliva la previsione di copertura dell’assegno di sostegno salariale e, di conseguenza, l’obbligo contributivo, solo per quella platea di aziende con una dimensione occupazionale pari o superiore a cinque addetti. Nonostante tale previsione normativa, le Parti Sociali costituenti di FSBA, rifiutando l’idea di lasciare escluse da qualsiasi minima forma di tutela le aziende con meno di cinque dipendenti (ergo le micro e piccolissime aziende), ritennero equo, opportuno e necessario, estendere da subito il campo di applicazione a tutte le imprese artigiane che avessero almeno un dipendente in forza, riconoscendo tale limite quale punto di partenza per tutti, garantendo il tal modo lo stesso regime di tutele e di costi e scongiurando qualsiasi forma di dumping “legalizzato” all’interno della medesima categoria produttiva.

Ma vi è di più, nell’ambito dell’attuale riforma degli ammortizzatori sociali che equipara l’operatività dei fondi di solidarietà bilaterali alle nuove disposizioni in vigore per gli ammortizzatori sociali “inpsizzati”, le Parti Sociali di FSBA hanno deliberato di non aumentare la contribuzione, lasciando immutato il precedente regime contribuivo, scongiurando, in tal modo, aumenti dei costi della manodopera.

POLITICHE DEL LAVORO
Alessandra Mei